Di Downsizing si è sempre più sentito parlare nell’ultimo decennio: motori piccoli dalle alte prestazioni.

Bisogna andare indietro con gli anni per capire da dove parte.

Erano gli anni 80: andavi in concessionario, e vedevi una grossa differenza di prezzo tra le varie motorizzazioni. Se compravi un’auto benzina sopra il 2000 di cilindrata eri benestante e dovevi pagare l’IVA al 36%.

Un settore sempre “preda” della tassazione abnorme è stato il settore delle automobili: la passione degli italiani.

Con il senno di poi, forse dobbiamo ringraziare quegli anni, perché per contenere la tassazione, le case automobilistiche si sono sempre di più impegnate nel dare la massima potenza contenendo la cilindrata.

I vecchi motori aspirati Mercedes e Bmw che per contare i cilindri servivano due mani, e dai consumi ormai impronunciabili, si sono piano piano ridotti a piccoli motori, ma sovralimentati.

La sovralimentazione in quegli anni era riservata alle auto da corsa e a qualche sporadico modello stradale: l’elettronica era molto poca, e il turbolag invece abbondava, ed erano perciò molto difficili da gestire.

Sempre di più però le casi produttrici hanno investito in questo progetto: rendere guidabile, docile e affidabile questo tipo di motori, che avevano il pregio di dare grande potenza a richiesta. E per fare ciò, è entrata nel settore auto l’elettronica.

L’elettronica permette di gestire questa potenza, permette di gestire le temperature, permette di gestire i consumi.

Questa versatilità unita alla diffusione di questi motori ha la aperto le porte al settore del chiptuning: mentre nei motori aspirati l’aumento delle prestazioni era vincolato a grosse e costose modifiche meccaniche, ora si possono ottenere grossi incrementi di prestazioni, solo variando i parametri di funzionamento del motore e della sovralimentazione.